Una città da riusare: appunti per una strategia del riutilizzo.
Articolo di Roberto Covolo, Assessore alla Programmazione Economica, Comune di Brindisi.
1. La valorizzazione del patrimonio pubblico può conoscere strade diverse dalla dismissione o dalla messa a reddito attraverso locazione. Gli enti locali non sono agenzie immobiliari. Il patrimonio pubblico è un asset – tra i più importanti – per innescare processi di co-produzione della città. Il patrimonio pubblico è una leva per mobilitare l’energia della comunità.
2. Tra gestione pubblica (debole, limitata, costosa) e gestione privatistica (estrattiva, speculativa, iniqua) del patrimonio pubblico c’è una terza forma: una gestione sostenibile, aperta, in ascolto e dialogo, comunitaria. Una gestione attenta a generare più risorse di quelle che consuma; a mixare mercato, gratuità e bassa soglia; a considerare i pubblici come comunità da coinvolgere e attivare piuttosto che come utenza o clientela cui vendere o somministrare qualcosa; a generare impatto rispetto al contesto.
3. Le città hanno bisogno di luoghi alternativi agli spazi del mercato dove è possibile aggregarsi, fare prova di sé, sperimentare, produrre nuovi servizi in riferimento a bisogni emergenti. Questi luoghi rafforzano lo stock di capitale sociale delle comunità.
4. Le destinazioni d’utilizzo non vanno preordinate, idee ed energia vitale vengono dal basso e possono stupirci. Bisogna superare la logica dell’appalto dei servizi per programmare e progettare assieme alla città vitale. Dialogo e co-progettazione sono strumenti per superare lo iato tra visione e realizzazione.
5. Nella pratica del riuso, l’@amministrazione deve rendersi utile, affiancare alle tradizionali funzioni di monitoraggio e controllo quelle dell’empatia, della condivisione delle sorti dell’esperienza di riuso, della facilitazione dei processi. Non un’amministrazione che preordina, dispone e verifica, ma un’ amministrazione ‘server’ che condivide le sue risorse, il suo patrimonio, con la comunità per generare valore sociale.